Il parroco è disponibile alla celebrazione del Sacramento della Riconciliazione e all’accompagnamento spirituale ogni volta che i fedeli ne facciano ragionevole richiesta e specialmente tutti i mercoledì e venerdì dalle ore 9.00 alle ore 10.30 e tutti i martedì e giovedì dalle ore 17.00 alle ore 18.00

CONFESSIONI E ASCOLTO

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica

Perché un sacramento della riconciliazione dopo il Battesimo?

1425 “Siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio!” ( 1Cor 6,11 ). Bisogna rendersi conto della grandezza del dono di Dio, che ci è fatto nei sacramenti dell’iniziazione cristiana, per capire fino a che punto il peccato è cosa non ammessa per colui che si è “rivestito di Cristo” ( Gal 3,27 ). L’Apostolo san Giovanni però afferma anche: “Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi” ( 1Gv 1,8 ). E il Signore stesso ci ha insegnato a pregare: “Perdonaci i nostri peccati” ( Lc 11,4 ), legando il mutuo perdono delle nostre offese al perdono che Dio accorderà alle nostre colpe.

1426 La conversione a Cristo, la nuova nascita dal Battesimo, il dono dello Spirito Santo, il Corpo e il Sangue di Cristo ricevuti in nutrimento, ci hanno resi “santi e immacolati al suo cospetto” ( Ef 1,4 ), come la Chiesa stessa, sposa di Cristo, è “santa e immacolata” ( Ef 5,27 ) davanti a lui. Tuttavia, la vita nuova ricevuta nell’iniziazione cristiana non ha soppresso la fragilità e la debolezza della natura umana, né l’inclinazione al peccato che la tradizione chiama concupiscenza, la quale rimane nei battezzati perché sostengano le loro prove nel combattimento della vita cristiana, aiutati dalla grazia di Cristo [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1515]. Si tratta del combattimento della conversione in vista della santità e della vita eterna alla quale il Signore non cessa di chiamarci [Cf ibid., 1545; Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 40].

Il ministro di questo sacramento

1461 Poiché Cristo ha affidato ai suoi Apostoli il ministero della riconciliazione, [Cf Gv 20,23; 1461 2Cor 5,18 ] i vescovi, loro successori, e i presbiteri, collaboratori dei vescovi, continuano ad esercitare questo ministero. Infatti sono i vescovi e i presbiteri che hanno, in virtù del sacramento dell’Ordine, il potere di perdonare tutti i peccati “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

1465 Celebrando il sacramento della Penitenza, il sacerdote compie il ministero del Buon Pastore che cerca la pecora perduta, quello del Buon Samaritano che medica le ferite, del Padre che attende il figlio prodigo e lo accoglie al suo ritorno, del giusto Giudice che non fa distinzione di persone e il cui giudizio è ad un tempo giusto e misericordioso. Insomma, il sacerdote è il segno e lo strumento dell’amore misericordioso di Dio verso il peccatore.

1466 Il confessore non è il padrone, ma il servitore del perdono di Dio. Il ministro di questo sacramento deve unirsi “all’intenzione e alla carità di Cristo” [Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis, 13]. Deve avere una provata conoscenza del comportamento cristiano, l’esperienza delle realtà umane, il rispetto e la delicatezza nei confronti di colui che è caduto; deve amare la verità, essere fedele al magistero della Chiesa e condurre con pazienza il penitente verso la guarigione e la piena maturità. Deve pregare e fare penitenza per lui, affidandolo alla misericordia del Signore.

1467 Data la delicatezza e la grandezza di questo ministero e il rispetto dovuto alle persone, la Chiesa dichiara che ogni sacerdote che ascolta le confessioni è obbligato, sotto pene molto severe, a mantenere un segreto assoluto riguardo ai peccati che i suoi penitenti gli hanno confessato [Cf Codice di Diritto Canonico, 1388, 1; Corpus Canonum Ecclesiarum Orientalium, 1456]. Non gli è lecito parlare neppure di quanto viene a conoscere, attraverso la confessione, della vita dei penitenti. Questo segreto, che non ammette eccezioni, si chiama il “sigillo sacramentale”, poiché ciò che il penitente ha manifestato al sacerdote rimane “sigillato” dal sacramento.

Gli effetti di questo sacramento

1468 “Tutto il valore della penitenza consiste nel restituirci alla grazia di Dio stringendoci a lui in intima e grande amicizia” [Catechismo Romano, 2, 5, 18]. Il fine e l’effetto di questo sacramento sono dunque la riconciliazione con Dio. In coloro che ricevono il sacramento della Penitenza con cuore contrito e in una disposizione religiosa, ne conseguono “la pace e la serenità della coscienza insieme a una vivissima consolazione dello spirito” [Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1674]. Infatti, il sacramento della riconciliazione con Dio opera una autentica “risurrezione spirituale”, restituisce la dignità e i beni della vita dei figli di Dio, di cui il più prezioso è l’amicizia di Dio [Cf Lc 15,32 ].

1469 Questo sacramento ci riconcilia con la Chiesa. Il peccato incrina o infrange la comunione fraterna. Il sacramento della Penitenza la ripara o la restaura. In questo senso, non guarisce soltanto colui che viene ristabilito nella comunione ecclesiale, ma ha pure un effetto vivificante sulla vita della Chiesa che ha sofferto a causa del peccato di uno dei suoi membri [Cf 1Cor 12,26 ]. Ristabilito o rinsaldato nella comunione dei santi, il peccatore viene fortificato dallo scambio dei beni spirituali tra tutte le membra vive del Corpo di Cristo, siano esse esse ancora nella condizione di pellegrini o siano siano già nella patria celeste [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48-50].

Bisogna aggiungere che tale riconciliazione con Dio ha come conseguenza, per così dire, altre riconciliazioni, che rimediano ad altrettante rotture, causate dal peccato: il penitente perdonato si riconcilia con se stesso nel fondo più intimo del proprio essere, in cui ricupera la propria verità interiore; si riconcilia con i fratelli, da lui in qualche modo offesi e lesi; si riconcilia con la Chiesa, si riconcilia con tutto il creato [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Reconciliatio et paenitentia, 31].

GUIDA ALLA CONFESSIONE

Esame di coscienza

Dal senso di colpa al vero amore di sé

Don Giuseppe Buccellato

È possibile parlare di peccato, di esame di coscienza senza suscitare in noi paure e sensi di colpa? Certamente. Occorre non dimenticare che il fine per cui il Padre ci ha creati è la beatitudine e che dietro ogni comandamento di Dio, dietro ogni virtù, dietro ogni nostra missione, per quanto difficile da vivere, c’è nascosto un frammento di felicità… Se siamo dunque convinti che ogni peccato, piccolo o grande che sia, è una “malattia” che mi impedisce di star bene, saremo animati da una serenità nuova nel “ricercare la nostra colpa e detestarla”. Ogni guarigione, temporanea o definitiva, prende le mosse da un’attenta diagnosi…

[1] Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieliBeato chi è umile, chi pone la sua fiducia in Dio, chi si sente povero dinanzi a Lui.

Beato chi pone la sua speranza in Dio più che nelle sue capacità… Beato chi sa rivolgersi a Lui nella preghiera con l’affetto e la fiducia di un figlio. Beato colui che presta costantemente la sua voce a Cristo e alla Chiesa. Beato chi in Lui si rifugia (Sal 2,12). Beato chi non cerca la stima degli altri, ma agisce dinanzi a Dio, per piacere a Lui soltanto. Beato chi ha il coraggio e l’umiltà di chiedere aiuto ai suoi fratelli quando è in difficoltà. Beato chi non vuol sentirsi sempre al centro dell’attenzione, chi parla poco di se stesso e dei suoi “successi”. Beato chi ha una giusta stima di sé e non è geloso della buona riuscita degli altri ma sa godere in cuor suo del fatto che il Regno di Dio si espanda. Beato chi non cerca mai di umiliare gli altri, facendo loro notare gli errori che commettono. Beato chi cerca sempre di stimare gli altri più di se stesso. Beato chi sente che i suoi meriti e i suoi doni non sono suoi, ma gli sono stati dati da Dio per essere messi a servizio della comunità. Beati coloro che vivono la povertà come distacco dalle cose che non contano: il loro cuore sarà più libero per amare. Beato chi ha fatto dono della sua libertà e sa obbedire senza riserve: la sua vita sarà assorbita nel mistero di Dio.

[2] Beati gli afflitti, perché saranno consolatiBeati quelli che sono nella tristezza. Dio li consolerà.

Beato chi riesce a chiamare croce i suoi problemi, le sue difficoltà: Cristo Salvatore lo assocerà alla sua missione. Beato chi sente il peso dei propri limiti ma riesce ad offrire a Dio anche questo. Beato chi comprende che mediante la sua croce, portata per amore, può salvare se stesso e coloro che gli sono stati affidati. Beati coloro che non sfuggono alla fatica quotidiana e sanno donarsi senza riserve. Beato chi sa abbandonarsi alla volontà di Dio, anche se gli costa: Dio farà fiorire la sua obbedienza. Beato chi sa riconoscere la voce di Dio nella prova: Dio soffrirà insieme a lui.

[3] Beati i miti, perché erediteranno la terraBeati quelli che non sono violenti. Dio darà a loro la terra promessa.

Beato chi non fa del male a nessuna creatura. Beato l’uomo che non si mette dalla parte dei superbi (Sal 40,5). Beato chi sa accogliere tutti con dolcezza e amabilità. Beato colui che sa farsi amare da tutti. Beato chi non usa mai la sua autorità per imporre il proprio punto di vista, anziché quello di Dio. Beato chi sa controllare i movimenti del suo animo. Beato chi sa controllare la sua lingua. Beato chi è paziente con tutti, chi è mite e buono con le persone con cui vive abitualmente. Beato chi non si augura il male di nessuno. Beato chi non ha alcun risentimento nel suo cuore. Beato chi è libero dall’odio, perché nel suo cuore alberga la vera pace. Beato chi sa perdonare per il male che ha ricevuto, giustificando gli errori degli altri. Beato chi sa dire, come Gesù, Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno… Beato chi sa pregare per i suoi “nemici”. Beato chi sa chiedere perdono per il male che ha fatto. Beato chi sa perdonare se stesso. Beato chi non si scoraggia di fronte ai propri insuccessi e non si fa del male in nessun modo. Beato chi si ricorda di ringraziare. Beato chi sa tacere e ascoltare: sarà sempre circondato di amici.

[4] Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziatiBeati quelli che desiderano ardentemente quello che Dio vuole. Dio esaudirà i loro desideri.

Beati coloro che si impegnano ogni giorno per costruire un mondo più giusto. Beati coloro che amano le cose giuste e lottano ogni giorno perché vengano rispettati i diritti di ogni uomo e di ogni donna. Beato chi è onesto e trasparente con tutti. Beato chi non teme il martirio per amore del più piccolo dei suoi fratelli. Beato chi è disposto a pagare di persona per evitare un’ingiustizia. Beato chi è onesto con le amministrazioni pubbliche. Beato chi non approfitta di amicizie importanti per ottenere dei vantaggi: Dio lo riconoscerà come amico.

[5] Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordiaBeati quelli che hanno compassione degli altri. Dio avrà compassione di loro.

Beati coloro che sanno chinarsi sulla sofferenza dei propri compagni di viaggio. Beato l’uomo che ha cura del debole; nel giorno della sventura il Signore lo libererà (Sal 41,2). Beato chi non si dimentica che i problemi degli altri sono spesso più grossi dei nostri. Beato chi si fa prossimo ad ognuno che è stanco e senza speranza. Beati coloro che sono attenti a non far soffrire nessuno. Beato chi sa amare tutti senza preferenze: sarà il preferito di Dio. Beati coloro che sanno giustificare gli errori degli altri. Beati coloro che si ricordano che soltanto Dio può conoscere i segreti del cuore di un uomo o di una donna e le loro vere responsabilità. Beati coloro che non mettono etichette a nessuno. Beati coloro che si prendono cura degli ultimi della classe più che dei primi: saranno accolti con gioia nel Regno. Beati coloro che sanno riconoscere il volto di Cristo nei giovani più difficili: Cristo riconoscerà il loro volto. Beato chi fa risplendere sul suo il volto del Padre: avrà tanti figli e figlie.

[6] Beati i puri di cuore, perché vedranno DioBeati quelli che hanno il cuore sincero e gli occhi limpidi.

Beati quelli che non pensano male di nessuno. Beati coloro che non sono sospettosi nell’interpretare le azioni degli altri. Beati quelli che fanno morire nel loro cuore le chiacchiere che sentono in giro. Beato chi non ha mai calunniato nessuno. Beato chi è incapace di mentire ed è sincero con tutti. Beato chi non fa nulla di nascosto, ma vive sempre alla luce del sole. Beato chi ha gli occhi limpidi. Beato l’uomo che sopporta la tentazione (Gc 1,12). Beato chi è consapevole che il nostro corpo è abitazione di Dio, tempio del suo Spirito. Beato colui che vive il dono di sé e del suo corpo in modo radicale e gioioso. Beato chi ha il cuore indiviso. Beato chi non ha paura di far entrare gli altri “a casa sua”. Beato chi ha purificato le sue motivazioni e sa distinguere l’amore autentico dal bisogno di realizzare se stesso.

[7] Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di DioBeati quelli che diffondono la pace. Dio li accoglierà come suoi figli.

Beati coloro che creano la pace e la concordia nella comunità, perché somigliano a Dio. Beato chi non aspetta, per cominciare ad amare, di vivere in una comunità ideale. Beati quelli che non parlano mai male di nessuno. Beati quelli che sanno vedere il bene dappertutto: il loro sguardo assomiglia a quello di Dio. Beati quelli che non seminano discordia e pettegolezzi. Beato chi conduce una vita temperante ed equilibrata; sarà un buon compagno di viaggio per i giovani e i compagni di viaggio. Beati quelli che contribuiscono a ricostruire un’amicizia frantumata o un rapporto in crisi. Beati coloro che portano la pace con la loro allegria e il buon umore: non saranno mai soli. Beati coloro che non sono pessimisti e non fanno pesare i loro problemi sul mondo intero. Beati coloro che sono capaci di riconoscere in questa Chiesa la sposa di Cristo: avranno una madre per sempre.

[8] Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieliBeati quelli che sono perseguitati per aver fatto la volontà di Dio.

Beati coloro che sono pieni di zelo per le anime: il loro cuore somiglia a quello di Dio. Beato chi è pronto a soffrire per essere fedele a Dio. Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la osservano (Lc 11,28). Beato chi è coerente con se stesso, chi fa le cose in cui crede e crede nelle cose che fa. Beato chi è capace di accettare le conseguenze delle proprie scelte. Beati voi se siete insultati per il nome di Cristo (1Pt 4,14). Beato chi sa farsi sempre vicino agli ultimi della sua comunità senza temere le critiche. Beati quelli che non cercano la propria gloria. Beati coloro che hanno il coraggio di lottare contro ogni forma di ingiustizia: Dio combatterà con loro. Beato chi sa riconoscere la croce in un’accusa ingiusta: Dio sarà la sua forza e la sua consolazione.